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Cinico Tv e il cinema post-apocalittico di Ciprì e Maresco

Giuseppe Gariazzo Marzo 14, 2017

Quando apparvero, prima nei festival sul finire degli anni Ottanta e poi in televisione su Rai Tre all'inizio degli anni Novanta, le immagini di cortometraggi spiazzanti e di Cinico Tv, in un bianconero scolpito nel cielo e negli strati di una città, Palermo, furono davvero una cosa nuova. Appartenevano a opere inclassificabili per costituire nel tempo un corpo filmico, in video o in pellicola, di sorprendente riflessione teorica. Cinema che guardava al cinema, che si confrontava senza soggezione con un immaginario da riprodurre per flash pregni di memoria da rielaborare nella durata. Corpi dolenti (alcuni dei quali scomparsi nel corso degli anni), all'inizio non ancora inscritti nel grottesco più esasperato, disposti nelle calibrate inquadrature pensate e realizzate da quei due siciliani irriverenti, Daniele Ciprì e Franco Maresco (che poi, come spesso capita nelle coppie dello spettacolo, si sarebbero lasciati per intraprendere strade artistiche differenti, nel cinema narrativo il primo, nel documentario e nel teatro il secondo). Corpi anonimi radicati nella terra d'origine oppure personaggi noti recuperati dalla storia del cinema e filmati con sguardo complice (si pensi alle apparizioni del regista Samuel Fuller).

In quegli anni la sperimentazione di Ciprì e Maresco sconvolse il panorama cinematografico italiano, riscrisse una realtà urbana, allontanandosi dai codici realistici e dai generi di facile riferimento, disegnò traiettorie del desiderio e dell'attesa, manipolò materiale pre-esistente al quale ridare senso. Il totale e il dettaglio, la città-West e il porno, le graffiature e le dolcezze jazz segnano in profondità quella moltitudine di testi tanto brevi quanto espansi che Ciprì e Maresco avrebbero continuato a inventare anche in seguito, tra i (pochi) lungometraggi realizzati che spiazzarono gli spettatori e fecero infuriare i benpensanti, vale a dire la "trilogia" composta da Lo zio di Brooklyn (1995), Totò che visse due volte (1998), Il ritorno di Cagliostro (2003). Il bersaglio principale fu Totò che visse due volte, film maledetto, che però con la sua persecuzione servì a porre fine in Italia all'istituzione della censura (che non solo lo vietò, ma ne impose il ritiro dalle sale). Cinema che disegna un mondo post-apocalittico popolato di freaks, quello di Ciprì e Maresco. Da ritrovare nei dvd della "trilogia" e in quelli che raccolgono il materiale di Cinico Tv.

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