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Kore-eda Hirokazu, quando il cinema sa cogliere l’invisibile

Giuseppe Gariazzo Maggio 10, 2017

Nel 2013 il Museo Nazionale del Cinema di Torino dedicò una retrospettiva al cineasta giapponese Kore-eda Hirokazu, considerato l'erede di Ozu Yasujiro per la limpidezza stilistica con la quale costruisce con impeccabile precisione complesse dinamiche familiari. Di Kore-eda, nato a Tokyo nel 1962, si videro tutti i suoi lavori, dal film d'esordio del 1995 Maborosi, Osella d'oro per la migliore opera prima alla Mostra di Venezia, a Father and Son, del 2013. In seguito, Kore-eda ha girato Little Sister, nel 2015, e l'anno successivo il più recente dei suoi capolavori, Ritratto di famiglia con tempesta. Presentato al festival di Cannes 2016 nella sezione Un certain regard, sarà nei cinema da giovedì 25 maggio 2017. Per l'occasione, Kore-eda, già presente a Torino nel 2013 nei giorni della retrospettiva a lui consacrata, è tornato nella città della Mole. Al cinema Massimo, mercoledì 10 maggio (al termine della proiezione delle 20.30), incontrerà il pubblico.

Difficile sintetizzare qualsiasi storia raccontata da Kore-eda. Si rischia la banalizzazione. La grandezza del regista sta infatti nella maniera di osservare, filmare comportamenti comuni cogliendone l'anima, il respiro, le ombre, le cose invisibili. Nel caso di Ritratto di famiglia con tempesta i personaggi convocati per un lungo confronto nel corso di una notte di tempesta e insonne sono quattro: lo scrittore Ryota (Hiroshi Abe, Thermae Romae), che non ha saputo mantenere la notorietà acquisita in passato e che sperpera il denaro guadagnato; l'ex moglie Kyoko (Yoko Maki, Father and Son), che si è allontanata da lui per la sua irresponsabilità, e il figlio piccolo Shingo (Taiyo Yoshizawa), che quasi non conosce, sempre per via del suo modo di vivere; la madre Yoshiko (Kirin Kiki, Le ricette della signora Toku di Kawase Naomi), vedova da poco, che vive in un modesto e piccolo appartamento. L'impossibilità di uscire di casa inchioda quella famiglia a condividere un piccolo spazio e a osservarsi in profondità. La tempesta diventa così il segno che invita al lento, complicato, riavvicinamento, dando a tutti loro l'opportunità di ri-costruire un nuovo, sincero legame.

Ricorda Kore-eda: "Tutti noi ci misuriamo, nel corso della nostra vita, con la stessa difficile aspirazione: diventare gli adulti che, da bambini, avevamo sognato di diventare. Qualcuno ce la fa, qualcuno si arrende, qualcuno non ce la fa, come Ryota, ma lotta ugualmente: continua a cercare una via per la felicità, per quanto lontana possa essere dal futuro che aveva immaginato".

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