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I 10 film horror italiani più iconici

Daniela Caruso Agosto 18, 2024

L'horror italiano è rinomato per la sua inclinazione verso scenari sanguinosi e macabri, spesso esplorati attraverso un'espressività quasi espressionista, con un uso audace dei colori e scenografie stravaganti. Scopriamo quali sono i 10 film horror italiani degni di nota. 

I 10 film horror italiani più iconici

"Quella villa accanto al cimitero" (1981) – Lucio Fulci reinterpreta "Amityville Horror" con un tocco personale e psichedelico, accentuando gli elementi gore e le sue ossessioni personali, culminando in un finale meno riconciliante rispetto ai suoi ispiratori

"La casa dalle finestre che ridono" (1976) – Pupi Avati, al culmine della sua audacia stilistica, crea un horror intriso dell'atmosfera padana, esplorando luoghi e leggende locali mai rappresentati prima nel cinema italiano.

"Shadow" (2009) – Federico Zampaglione porta sugli schermi un horror moderno che si distingue per la sua atmosfera senza tempo, ambientata in un bosco e incentrata sulla violenza e la tensione.

"…E tu vivrai nel terrore! L'aldilà" (1981) – Un film che sconvolge per la sua trama surreale: una donna ristruttura un hotel costruito su una delle porte per l'inferno, con una narrazione che privilegia invenzioni visive e atmosfere oniriche.

"Incubo sulla città contaminata" (1980) – Umberto Lenzi reinventa il genere zombie con una variante dinamica e veloce, contrapposta alla lentezza tradizionale dei non morti.

Film horror

Da Lisa e il diavolo a Profondo Rosso

"Lisa e il diavolo" (1973) – Mario Bava, con piena libertà creativa, dirige un film ricco di stranezze e misteri, con Telly Savalas in una possibile interpretazione del diavolo.

"Cannibal Holocaust" (1980) – Ruggero Deodato introduce il concetto di found footage in un film che ha suscitato scandalo e censura in numerosi paesi, per le sue crude rappresentazioni di violenza.

"Suspiria" (1977) – Un capolavoro di Dario Argento che combina colori vivaci e sperimentazioni di genere per creare un'opera unica nel suo genere, con scene memorabili come l'arrivo all'aeroporto.

"La maschera del demonio" (1960) – Mario Bava, al suo esordio come regista, introduce elementi gotici e barocchi con innovazioni tecniche mai viste prima, stabilendo un nuovo standard per l'orrore cinematografico.

"Profondo rosso" (1975) – Dario Argento trascende il genere giallo con un film che eleva il terrore a nuovi livelli, utilizzando elementi infantili come giocattoli e canzoni in chiave spaventosa, con una colonna sonora dei Goblin che fonde rock progressivo e tensione

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