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James Gray lascia New York per la foresta amazzonica

Giuseppe Gariazzo Febbraio 20, 2017

Il talento di James Gray è noto. Nonostante i pochi film realizzati nel corso di venticinque anni di lavoro, la poetica del cineasta newyorkese si è affermata ed è stata riconosciuta come una delle più intense all'interno del cinema americano degli ultimi decenni. La filmografia di Gray consta di sei lungometraggi, dall'opera d'esordio Little Odessa (1994) per la quale, a 25 anni, vinse il Leone d'argento alla Mostra di Venezia, a The Lost City of Z, scelto dal festival di Berlino per una proiezione speciale all'interno di una programmazione colossale per la quantità dei titoli selezionati.

Come nel precedente C'era una volta a New York (The Immigrant, 2013), James Gray ambienta The Lost City of Z agli albori del Novecento. Se nel primo film ritraeva gli emigrati europei negli Stati Uniti negli anni Venti narrando la storia di due sorelle polacche separate all'arrivo a Ellis Island e gli incontri decisivi, di intensità mélo, con personaggi americani, nel secondo si concentra sulla figura di un uomo, l'esploratore inglese Percy Fawcett (Charlie Hunnam), che all'inizio del secolo scorso si spinse in Amazzonia scoprendo prove di una civiltà avanzata e ignota che potrebbe avere abitato quei luoghi. Gray segue la visione del suo personaggio, ridicolizzato dall'ambiente scientifico ufficiale ma determinato a non disperdere la sua ricerca. Fino a rimanerne sepolto, sparendo in circostanze misteriose nel 1925.

Gray aveva invece indagato il potere e la corruzione a New York nei suoi primi tre film che compongono una ideale trilogia urbana tra noir, questioni familiari, poliziotti, mafiosi, seduzioni erotiche e vendette. Insieme a Little Odessa, gli altri titoli sono The Yards (2000) e I padroni della notte (2007). Il cinema di Gray respira nel corpo di New York, presente in tutti i suoi primi cinque lungometraggi. Two Lovers (2008) è il momento più alto della relazione di Gray con la Grande Mela. Ispirato (anche) a Le notti bianche di Dostoevskij, Two Lovers è una sinfonia jazz e notturna per una metropoli e le sue anime inquiete, un intreccio di rapporti complessi sull'urgenza e, contemporaneamente, la paura d'amare. Inquietudini rese in ogni film da attori di prima grandezza, e sopra tutti Joaquin Phoenix, magnifico complice di Gray in quattro film (The Yards, I padroni della notte, Two Lovers, C'era una volta a New York).

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