Il Tg1 è sotto accusa perché ha "silenziato" lo sciopero dei magistrati contro il disegno di legge per la riforma costituzionale della giustizia. Il telegiornale diretto da Gian Marco Chiocci, cresciuto al Giornale di Milano con Vittorio Feltri, è attaccato pubblicamente dal Comitato di redazione e dall'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. In un comunicato ufficiale, vengono denunciate le modalità con cui il Tg1 (non) ha raccontato lo sciopero proclamato dall'ANM, l'associazione di rappresentanza sindacale della categoria.
La questione al centro dell'agitazione dei magistrati è la separazione delle carriere. La riforma prevede l'istituzione di carriere nettamente distinte per gli inquirenti (i pubblici ministeri che conducono le indagini) e i giudicanti, ovvero i giudici che emettono le sentenze. Per i togati questa modifica mette a "rischio autonomia e indipendenza della magistratura". Rocco Maruotti, il segretario generale dell'ANM, ha dichiarato che dal 75 all'80 per cento dei magistrati ha aderito allo sciopero. Di tutto questo al Tg1 non c'è stata traccia.
Le notizie parziali non sono la cifra del Tg1, omettere la percentuale di adesione allo sciopero dei magistrati – diffusa dalle procure di tutta Italia – non è servizio pubblico. Nella giornata dello sciopero non trasmettere alcuna immagine dei presidi da Milano a Napoli, non riportare le modalità in cui questi si sono svolti, addirittura nell'edizione più vista, quella di ieri delle 20, non è servizio pubblico. Così come non riteniamo sia pluralismo mettere sullo stesso piano opinioni diverse nel giorno in cui una parte – circa l'80 per cento – ha espresso una posizione, depotenziando la portata di un evento e non fornendo una informazione completa ai cittadini.
A Roma c'è stato un flash mob sulla scalinata del Palazzo di Giustizia in piazza Cavour, la sede della Cassazione. A Milano la protesta è cominciata sulla scalinata davanti al tribunale ed è continuata con un'assemblea aperta ai cittadini all'interno dell'edificio. Di fronte ad una mobilitazione così ampia, che ha indetto assemblee pubbliche e manifestazioni in 29 città italiane, il principale telegiornale italiano è rimasto in silenzio. Il comunicato di Cdr e Usigrai è durissimo.
Lo stesso è avvenuto, per esempio, in occasione dello sciopero dei medici. Il peso di una evidente maggioranza non può essere rappresentato ai cittadini quanto quello della minoranza. Il corretto pluralismo vorremmo vederlo applicato anche alle pagine che hanno segnato la storia giudiziaria recente del nostro Paese, come la strage di Ustica, per la quale, da servizio pubblico, continuare a dare la parola soltanto a chi sostiene alcune tesi, rischia di diffondere verità di parte come se fossero sentenze definitive.
Non è la prima volta che Chiocci finisce nel mirino dei giornalisti per il suo approccio di parte quando c'è da parlare della magistratura. Dopo essere stato uno dei pochi protégée meloniani di Dagospia, il direttore del Tg1 è stato scaricato anche dal sito di D'Agostino.