Michael Corleone è l’ultimo di una storica dinastia a guidare le sorti di una famiglia e di un potere ormai decaduto rispetto ai valori originali e tradizionali della Sicilia. Il mondo intorno agli affari tradizionalmente nelle mani della Mafia italiana è cambiato: non più droga e alcool, prostituzione e gioco d’azzardo, ma interessi nel mondo della finanza e delle banche, intrecci di poteri “forti” che vedono implicati Stati esteri tra cui lo stesso Vaticano. Si sa, un film è “fiction” e fantasia di fatti e personaggi, ma quella narrata dal regista Coppola assomiglia molto alla realtà americana degli anni ‘70.
Il protagonista Michael ha due figli – Mary e Anthony Vito – che scelgono e conducono una vita normale, a cominciare dal fatto che la loro madre – Kay Adams – è americana, quindi “fuori” dal giro delle famiglie siciliane e quindi dalla tradizione. Infatti, Michael e Kay Corleone sono separati proprio per inconciliabilità di ruoli e cultura. Michael sceglie ancora di far parte del mondo degli affari, inquinato ormai da personaggi come il potente Licio Lucchesi, uomo politico che ha preso il posto del “padrino” assumendo il comando della “nuova Mafia” e contrastando l’ascesa di Michael Corleone al comando della società immobiliare del Vaticano.
La situazione precipita quando altri mafiosi si sfidano sul campo e una sequenza cruenta di uccisioni coinvolge e stravolge ogni buon intento di convertire gli affari dei Corleone in attività legali: Connie – sorella di Michael – uccide il traditore Don Altobello, Michael cede lo scettro del comando al giovane Vincent – figlio illegittimo del fratello Sonny, da lui ucciso – il quale nulla può contro la tragedia finale che si compirà davanti al Teatro Massimo di Palermo. In questa celebre scena la figlia Mary viene uccisa da due sicari al posto di Michael, mentre contemporaneamente vengono uccisi tutti i protagonisti della losca storia, dai cardinali ai finanzieri, finanche il Papa, tutti coinvolti nelle fosche trame del mondo finanziario di fine secolo.
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